Orientamento: la grande sfida delle politiche per l’impiego

In queste prime settimane del 2016 dovrebbe prendere avvio (con non poche difficoltà) il nuovo sistema dei servizi per l’impiego, uno dei pilastri del modello europeo che prevede un mercato del lavoro più dinamico, ma con servizi e strumenti in grado di accompagnare le persone verso le migliori opportunità lavorative e, in alternativa, verso percorsi di qualificazione e riqualificazione professionale. Si tratta di una grande sfida dove diventa fondamentale la centratura dei servizi sui bisogni soggettivi di ogni singola persona: quindi fortemente basato sull’esito delle attività di orientamento. Ma cosa prevede in questo senso il Decreto 150/2015 sui Servizi per il Lavoro? 

Nei giorni scorsi il professor Pietro Ichino ha denunciato pubblicamente la mancanza di adeguati servizi di orientamento quale principale causa della allarmante situazione giovanile che registra tassi altissimi di disoccupazione e di “disimpegno” rispetto al proprio futuro professionale (con circa due milioni di giovani in Italia che sono fuori dal sistema educativo e dal mercato del lavoro). Come accade in altri sistemi europei, l’orientamento è da sempre un cardine centrale per facilitare le transizioni verso e all’interno del mondo del lavoro. 

L’orientamento è un ambito di competenze delle Regioni (che nel 2014 hanno emanato in Conferenza Unificata le prime Linee Guide Nazionali per definire obiettivi e standard di qualità di questo delicato servizio che si rivolge ormai a tutte le persone, sia giovani, sia adulti, sia con situazioni di disagio e disabilità), ma le sinergie con i sistemi nazionali dell’istruzione e dei servizi per il lavoro (in fase di grande trasformazione) sono evidente. Sempre secondo Ichino, l’impegno delle Regioni in questo ambito dovrebbe essere maggiore, in quanto non è sufficiente informare genericamente i giovani sulle offerte di formazione e sul mercato del lavoro: “Nei Paesi del centro e nord-Europa, invece, i Guidance o Career Services raggiungono uno per uno ciascun adolescente all’uscita di ciascun ciclo scolastico, tracciano un quadro delle sue capacità e delle sue aspirazioni e gli delineano gli itinerari possibili, informandolo compiutamente sulle probabilità di uno sbocco professionale soddisfacente. Questo è il servizio di cui noi priviamo pressoché totalmente i nostri ragazzi, col risultato che essi compiono le scelte fondamentali per la loro vita con la testa nel sacco; oppure non le compiono affatto”.

Accanto ai servizi regionali (in molti casi delegati alla Province o completamente da ripensare in funzioni dei nuovi assetti istituzionali e ai nuovi bisogni emergenti), l’orientamento si dovrebbe posizionare quindi all’interno del sistema educativo (scuole, università, formazione professionale e continua) e soprattutto all’interno dei servizi pubblici per l’impiego.

Con il Decreto Legislativo n. 150 (Disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, 14 settembre 2015 – vedi allegato sotto) viene ridisegnato completamente il sistema nazionale dei servizi per l’impiego, con la creazione dell’ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro), che dovrà svolgere il ruolo di coordinamento della rete dei servizi per le politiche del lavoro. Rimangono tuttavia operative le due storiche agenzie del Ministero del lavoro: Italia Lavoro, con funzioni territoriali di assistenza tecnica alle politiche attive, e l’ISFOL con funzioni di valutazione e monitoraggio.

Il nuovo sistema dei servizi sarà organizzato dalle Regioni attraverso i Centri per l’Impiego e avrà una maggiore attenzione ai disoccupati e ai soggetti fruitori di misure di sostegno al reddito che, in tempi molto stretti, dovranno essere “presi in carico” da parte dei servizi e accompagnati in un percorso personalizzato e finalizzato alla ricerca di occupazione anche attraverso azioni di orientamento formazione, riqualificazione e ricollocazione. Molti servizi saranno basati sul principio di condizionalità, che prevede appunto che le misure di sostegno al reddito saranno collegate alle azioni che la persona fa per riqualificarsi e ricercare attivamente un nuovo lavoro.

L’articolo 18 del D.lgs. n. 150 individua tra i servizi e le misure di politica attiva del lavoro le seguenti attività:

  1. a) orientamento di base, analisi delle competenze in relazione alla situazione del mercato del lavoro locale e profilazione;
  2. b) ausilio alla ricerca di una occupazione, anche mediante sessioni di gruppo, entro tre mesi dalla registrazione;
  3. c) orientamento specialistico e individualizzato, mediante bilancio delle competenze ed analisi degli eventuali fabbisogni in termini di formazione, esperienze di lavoro o altre misure di politica attiva del lavoro, con riferimento all’adeguatezza del profilo alla domanda di lavoro espressa a livello territoriale, nazionale ed europea;
  4. d) orientamento individualizzato all’autoimpiego e tutoraggio per le fasi successive all’avvio dell’impresa;
  5. e) avviamento ad attività di formazione ai fini della qualificazione e riqualificazione professionale, dell’autoimpiego e dell’immediato inserimento lavorativo;
  6. f) accompagnamento al lavoro, anche attraverso l’utilizzo dell’assegno individuale di ricollocazione;
  7. g) promozione di esperienze lavorative ai fini di un incremento delle competenze, anche mediante lo strumento del tirocinio;
  8. h) gestione, anche in forma indiretta, di incentivi all’attività di lavoro autonomo;
  9. i) gestione di incentivi alla mobilità territoriale;
  10. l) gestione di strumenti finalizzati alla conciliazione dei tempi di lavoro con gli obblighi di cura nei confronti di minori o di soggetti non autosufficienti;
  11. m) promozione di prestazioni di lavoro socialmente utile, ai sensi dell’articolo 26 del presente decreto.

Si tratta di una gamma strutturata e complessa di servizi fortemente centrati sui bisogni della persona, sulle moderne metodologie di orientamento e sulla conoscenza del territorio. L’orientamento è un passaggio fondamentale di questi servizi: se non viene fatto o se viene fatto male, tutto l’intervento è inutile, se non rischioso, in termini di perdita di tempo, di risorse economiche e di opportunità. Stiamo parlando non solo di orientamento, ma anche di “analisi” e “bilancio” delle competenze (con quali strumenti e metodologie?), di accompagnamento e di consulenza per aiutare le persone ha scegliere la prima o una nuova professione (con anche il rischio di sbagliare o di non trovarla). A chi saranno quindi affidati questi servizi? Quali metodologie utilizzeranno? Quali strumenti di consulenza?

L’Articolo 20 individua poi ulteriori attività che potranno essere inserite nel “Patto di servizio personalizzato”: l’accordo di collaborazione tra il Centro per l’Impiego e il disoccupato. In particolare:

  1. a) partecipazione a iniziative e laboratori per il rafforzamento delle competenze nella ricerca attiva di lavoro quali, in via esemplificativa, la stesura del curriculum vitae e la preparazione per sostenere colloqui di lavoro o altra iniziativa di orientamento;
  2. b) partecipazione a iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o altra iniziativa di politica attiva o di attivazione;
  3. c) accettazione di congrue offerte di lavoro.

Nel 2016 questa è una grande sfida per l’Italia e per tutti gli operatori dei servizi per l’impiego, se solo pensiamo che le persone beneficiarie di misure di sostegno al reddito sono oltre un milione, alle quali dobbiamo aggiungere i due milioni di giovani beneficiari dei servizi di orientamento previsti dal programma Garanzia Giovani.

Un enorme bisogno di orientamento e di servizi qualificati, dal Nord al Sud della Penisola. Siamo pronti?