I costi del disorientamento: scelte e rimpianti, dispersione scolastica e disoccupazione giovanile. ma quali sono le indicazioni europee in questo ambito?

Gli esiti dell’ultima indagine elaborata da AlmaLaurea sul profilo dei Diplomati 2016 restituiscono un’immagine dei giovani a dir poco preoccupante: il 47% dei diplomati 2016 è pentito della scelta fatta a 14 anni e se tornasse indietro sceglierebbe una scuola o un indirizzo di studio diversi. Se aggiungiamo a questa indagine sui livelli di disorientamento dei giovani diplomati anche i dati allarmanti sulla dispersione scolastica (17% rispetto al tetto del 10%, fissato a livello europeo come obiettivo per il 2020) e sulla disoccupazione giovanile under 25 (risalita al 39,4% – dati Istat – novembre 2016) abbiamo un quadro molto chiaro sull’urgenza di potenziare e qualificare le azioni di orientamento nelle scuole di ogni ordine e grado. L’Italia continua a sottovalutare il ruolo fondamentale dell’orientamento all’interno dei sistemi educativi e della formazione professionale, così come nell’ambito dei servizi pubblici per l’impiego e per le politiche attive per il lavoro. Il “sistema di orientamento” nel nostro Paese purtroppo non riesce a prendere in carico le esigenze di generazioni di giovani che continuano a fare scelte sbagliate, con gravi costi economici e sociali.

Non è solo un problema di risorse o investimenti: serve soprattutto un quadro di riferimento metodologico chiaro e condiviso, in grado di definire, a livello europeo, dove, come e con quali strumenti garantire servizi di orientamento di qualità.

Se prendiamo i dati elaborati da AlmaLaurea, vediamo che la quota dei diplomati che avrebbe voluto cambiare percorso arriva al 52% tra chi ha concluso un istituto professionale, si attesta al 48 per cento negli istituti tecnici e scende al 45 per cento tra i liceali. Inoltre, il 13% degli intervistati, dopo l’esame di maturità, risulta ancora indeciso sul percorso da intraprendere.

Nella valutazione delle attività di orientamento offerte dal proprio istituto, oltre il 40% degli studenti le ha valutate poco utili o decisamente non utili: si tratta di un dato che mette in luce una grande difficoltà da parte delle scuole di rispondere efficacemente alle esigenze orientative dei propri studenti.

Questi risultati arrivano in un momento ‘caldo’ per l’orientamento, proprio alla vigilia del periodo della scelta della scuola secondaria di secondo grado: tutti gli studenti delle classi terze delle scuole secondarie di primo grado (le “scuole medie”) dovranno infatti procedere, a partire dal 16 gennaio e fino al 6 febbraio 2017, all’iscrizione nei percorsi del secondo ciclo. Si tratta quindi di garantire a tutti gli studenti e alle loro famiglie un supporto di orientamento che non comprenda “solo” (e sarebbe già un risultato non scontato) chiare e complete informazioni sulle diverse opzioni di scelta (licei, istituti tecnici, istituti professionali, formazione professionale regionale), ma che sia in grado di aiutare ogni singolo studente ad esplorare il proprio potenziale e le proprie motivazioni verso le aree di studio, ma, in prospettiva, anche verso le aree professionali (perchè la scelta della scuola è, in ultima analisi, anche una prima scelta di “carriera” professionale).

Dal punto di vista metodologico, esiste un quadro internazionale ed europeo già ampiamente diffuso che colloca l’orientamento all’interno del concetto di “career management” ossia la gestione della propria vita professionale, che nei modelli sociali basati sulla libera scelta collocano in capo ad ogni individuo il diritto, ma anche la responsabilità di individuare liberamente la propria professione. Così come sancito anche nella nostra Costituzione, il diritto a scegliere diventa anche un dovere a valorizzare i propri talenti professionali nell’interesse della collettività: “Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Questo diritto/dovere è promosso anche attraverso un sistema educativo che possa fornire ad ogni individuo quelle capacità necessarie per fare, in modo autonomo e consapevole, questo tipo di scelte per tutto l’arco della propria vita.  

A livello europeo, i modelli per l’orientamento permanente (Lifelong Guidance) sono basate sul concetto di Career Management Skills (CMS) ossia quelle ‘capacità che ogni persona deve possedere per gestire autonomamente e consapevolmente le proprie scelte di studio e di lavoro’. In questo approccio viene riconosciuto il valore delle ‘competenze di orientamento’ e viene anche chiaramente evidenziato come queste competenze non sono innate e devono quindi essere acquisite attraverso processi di apprendimento (formali e informali) che richiedono prospettive a medio lungo termine e tempi adeguati per permettere ad ogni singolo individuo di esplorare il proprio potenziale – personale e professionale – e sperimentare opzioni professionali diverse e percorsi di studio alternativi. Per formare questo tipo di competenze è necessario il coinvolgimento dei diversi sistemi (la scuola, in particolare, per i più giovani, ma anche le università, i servizi per l’impiego, i centri di formazione per gli adulti). La definizione di un quadro nazionale delle Career Mamagement Skills permetterebbe, in una prospettiva europea, di progettare in modo puntuale e condiviso, percorsi di orientamento coerenti e più efficaci, fin dall’infanzia e per tutto l’arco della vita.

Inoltre, è fondamentale il confronto su alcuni punti essenziali, quali: la formazione delle figure professionali che sono in grado di gestire servizi e attività di orientamento (consulenti, docenti, tutor, esperti di orientamento); gli strumenti e le risorse per l’orientamento (modelli, programmi, software, strumenti informativi, banche dati, portali web, servizi on line, ecc.), per capire se sono coerenti e adeguati a garantire la qualità dei servizi.

In questa direzione sta lavorando il progetto europeo LE.A.DE.R. (LEarning And DEcision making Resources), promosso in Italia dall’Università di Camerino con Pluriversum assieme una rete di partners da Spagna, Romania, Grecia, Turchia e Regno Unito. Il progetto si propone in particolare di verificare sul campo quali modelli e quali strumenti di orientamento (anche digitiali) possano rispondere meglio a questo nuovo approccio e sviluppare percorsi e risorse formative per orientatori e docenti