L’importanza dell’orientamento ai tempi del Coronavirus

orientamento ai tempi del coronavirus

Perché oggi è importante offrire agli studenti, alle famiglie e a tutte le persone che ne hanno bisogno, un qualificato servizio di orientamento? Come possiamo aiutare le persone a migliorare il proprio progetto di studio e di carriera professionale? La riflessione parte dalla proposta degli esperti internazionali Tristram Hooley, Ronald Sultana e Rie Thomsen, che invitano tutti i Governi a investire nei servizi di orientamento.

L’articolo “Why a social justice informed approach to career guidance matters in the time of coronavirus” (questo il link diretto: https://careerguidancesocialjustice.wordpress.com/2020/03/23/why-a-social-justice-informed-approach-to-career-guidance-matters-in-the-time-of-coronavirus/) sottolinea come il concetto di lavoro (e carriera professionale) sia molto cambiato in questi anni. Il lavoro che ogni persona svolge non è solo l’esito di una scelta, ma oggi diventa un elemento centrale nella vita delle persone. L’impegno professionale, la “carriera”, rappresenta infatti un filo che attraversa la nostra esistenza, legando il vissuto del proprio lavoro, con le esperienze di studio e formazione, con il tempo della famiglia, le scelte del tempo libero e dell’impegno civico.

Ogni progetto di carriera infatti include anche i valori fondanti della persona, l’idea di cittadinanza e ha un impatto su tutto ciò che per noi ha significato e, in qualche modo, anche sul tipo di mondo che vogliamo.

L’orientamento (secondo gli autori), in questo momento storico di grande incertezza e trasformazione, deve fondarsi anche su una forte base etica di “giustizia sociale”. Le scelte che facciamo non hanno soltanto grande importanza per noi, ma rappresentano anche una nostra idea del mondo e per questo motivo tutte le attività di orientamento assumono una funzione fondamentale per assicurare un futuro gratificante alle persone, ma anche la sopravvivenza e la prosperità delle nostre comunità e, se ci pensiamo, del mondo di domani.

La riflessione degli autori si concentra proprio sul peso che oggi viene dato alla scelta di carriera. Il grande rischio è che nelle attività di orientamento non si riesca a promuovere anche una consapevolezza dei valori etici e di convivenza che ogni scelta individuale deve implicare. Per questo motivo, un moderno servizio di orientamento, oltre a sostenere la più ampia possibilità di scelta professionale per ogni persona, dovrebbe anche garantire un progressivo aumento della consapevolezza etica e stimolare una capacità di lettura critica del mondo che includa anche la tutela dell’ambiente, la solidarietà, la giustizia sociale.

La nuova sfida dei servizi di orientamento non è quindi relegata al momento della scelta, ma si pone al centro di un processo “di apprendimento intenzionale che supporta individui e gruppi a considerare e riconsiderare il lavoro, il tempo libero e l’apprendimento alla luce di nuove informazioni ed esperienze e di intraprendere azioni sia individuali che collettive come risultato di questo”. L’obiettivo dell’orientamento non si limita a supportare la crescita e l’emancipazione di ogni singola persona, ma deve aiutare le persone a sfidare meccanismi e limiti che ostacolano la realizzazione di un concetto più ampio di “giustizia sociale” e che mettono a rischio la sopravvivenza del pianeta.

In questo senso, l’orientamento non solo aiuta la persona a costruire la propria carriera professionale, ma diventa uno strumento etico in grado di stimolare la persona a ricercare e realizzare una vita piena di significato e basata su valori fondanti di giustizia sociale.

Nei primi mesi del 2020, il Coronavirus è entrato prepotentemente sulla scena mondiale, mettendo a rischio tutte le regole dell’economia politica e l’esistenza di ognuno di noi. L’emergenza sembra provenire dal nulla e ci ricorda come gli esseri umani non siano gli unici attori sul pianeta e che a volte possono accadere cose che sono del tutto inattese e non gestite dalle politiche e dai sistemi economici e sociali.

In questo momento è chiaro quanto siamo tutti vulnerabili e quanto rapidamente ciò che diamo per scontato possa andare in pezzi, in modo completo e apparentemente senza motivo. La crisi ci insegna anche che il livello di resistenza di un sistema dipende sempre dall’anello più debole della catena. Ci fa capire quanto rischioso sia quindi non investire in azioni che possano alzare la qualità della vita di tutti. Per questo, per esempio, anche alcuni governi di tradizione neoliberista hanno considerato l’importanza di forme di sussidio universale per i più deboli e forme di reddito di cittadinanza.

Inoltre, è già chiaro che alcuni settori economici, come il turismo e la ristorazione, faranno grande fatica a riprendersi, soprattutto se le misure di distanziamento sociale dovessero durare ancora a lungo. Una parte rilevante di tutto il lavoro altamente qualificato molto probabilmente continuerà a svolgersi online, anche alla fine della crisi. Molti altri cambiamenti che stiamo vedendo nel nostro modo di vivere e di lavorare saranno cambiamenti di lungo periodo.

Inoltre, la grande emergenza sanitaria ci sta indicando un punto di non ritorno, mettendo in discussione profondamente l’idea di lavoro basata su un’economia in continua espansione e sullo sfruttamento illimitato delle risorse del pianeta. La pandemia ci costringe a cambiare rapidamente le nostre certezze sulla natura del lavoro, del tempo libero, della vita familiare e della società. Alcuni cambiamenti come il lavoro agile e la scuola a distanza che sembravano solo utopie fino a poche settimane fa, sono diventati in pochi giorni la realtà quotidiana di tutte le persone.

Per chi si occupa di orientamento, emerge la consapevolezza che gran parte dei consigli che venivano dati, fino a ieri, su come costruire una carriera di successo, oggi possono essere semplicemente messi da parte, perché di fronte abbiamo un mondo che non è più lo stesso.

Che tipo di orientamento professionale servirà dunque alla luce di tutto ciò che sta avvenendo nel mondo?

Tradizionalmente l’orientamento si rivolgeva alle giovani generazioni. Ma chi avrà oggi e in futuro più bisogno di aiuto e supporto? Chi aiuterà le persone a gestire la propria carriera, in un mondo dove il lavoro sarà sempre più “agile”, ma anche informale e precario?

Quando l’emergenza sanitaria sarà superata, che mondo troveremo? Quali saranno le figure professionali indispensabili? Chi continuerà a lavorare da casa, chi sarà chiamato a uscire all’esterno a ricostruire e fornire ciò che l’emergenza ha distrutto? Come cambieranno settori come la sanità, l’istruzione, l’amministrazione pubblica, l’industria, la piccola e la grande distribuzione?

In una situazione del genere, l’orientamento professionale dovrebbe diventare un servizio essenziale per rispondere alla grandissima domanda di aiuto di una popolazione spaventata e disorientata, che deve ripensare non solo la propria vita personale e professionale, ma deve anche assicurarsi che la comunità possa rafforzarsi e difendersi meglio in futuro di fronte a crisi di queste dimensioni.

L’orientamento professionale può diventare lo spazio di ri-progettazione personale, la cassa di risonanza per la riflessione di ognuno di noi su come ripartire e come accedere a nuove opportunità e a percorsi di crescita professionale e di adattamento alle diverse tipologie di lavoro.

Ovviamente ciò richiede che i professionisti dell’orientamento siano formati e preparati a svolgere questa nuova e delicata funzione di sostegno al processo di ricostruzione delle carriere individuali e di sostegno alle comunità sociali e professionali.

L’articolo è scritto da esperti di fama mondiale, che invitano tutti i governi e le parti sociali a reagire rapidamente ai principali cambiamenti che l’emergenza Coronavirus sta causando nel mondo del lavoro, nei sistemi di istruzione e di apprendimento, nella gestione del tempo di vita e delle forme di impegno sociale e culturale delle persone.  e a riconoscere come l’orientamento sia esattamente il tipo di sostegno necessario in questo momento. Come possiamo aiutare le persone nella ri-progettazione del proprio nuovo futuro, che implicherà necessariamente un grande impegno nell’apprendimento e nella ricostruzione di una propria carriera professionale? I governi devono finanziare anche l’orientamento nell’ambito dei pacchetti di misure offerte in risposta alla crisi. Non si tratta infatti di aiutare le persone a “superare la crisi”, ma si dovrà aiutare le persone a “imparare dalla crisi” e a crescere nel proprio lavoro e nella propria vita sociale.

L’orientamento ai tempi del Coronavirus dovrà essere basato anche sull’idea lungimirante di giustizia sociale e gli operatori di orientamento dovrebbero aggiungere cinque nuovi punti di riferimento:

  1. Costruisci coscienza critica. Durante questo periodo di crisi, l’orientamento deve aiutare le persone a comprendere la nuova situazione generale, non solo a reagire a livello personale. Ciò significa incoraggiare le persone a pensare a ciò che sta accadendo e alle misure adottate dai governi, a prendere posizione, per contrastare ciò che non è giusto e sostenere quello che porta beneficio a tutti.
  2. Individuare le situazioni di vulnerabilità. L’emergenza non colpisce tutti allo stesso modo e l’orientamento deve tenere conto delle esigenze specifiche dei gruppi più deboli. Deve aiutarli a contrastare le ingiustizie e le disuguaglianze, promuovendo forme di solidarietà con loro per garantire che possano ancora avere accesso a una carriera dignitosa.
  3. Metti in dubbio ciò che è normale. Si aprirà un dibattito sul “ritorno alla normalità”, da un lato, e sull’esigenza di costruire invece una “nuova normalità”, dall’altro lato. I sistemi di orientamento dovranno incoraggiare le persone a mettere in discussione ciò che era “normale” prima della crisi per aspirare invece ad un miglioramento della propria condizione lavorativa. La nuova ripartenza dovrà prevedere e attivare processi di crescita, di condivisione e di maggiore solidarietà.
  4. Incoraggiare le persone a lavorare insieme. Il Coronavirus ha imposto ambienti di lavoro più isolati, mettendo a rischio le forme di solidarietà sociale. Se, da un lato, la situazione di emergenza ha creato un “vissuto emotivo comune” attraverso l’esperienza condivisa che trascende l’età, la nazionalità e altri indicatori di differenza, dall’altro lato, le regole sanitarie hanno atomizzato i luoghi di lavoro, limitando i momenti di incontro e di convivenza. L’orientamento deve aiutare le persone a riunirsi, a sviluppare capacità di contatto, di solidarietà e di azione comune.
  5. Lavora a vari livelli. L’orientamento deve riconoscersi una finalità sociale, che va oltre l’utilità della consulenza rivolta all’individuo. Deve provare a intervenire sui sistemi organizzativi, sociali e politici, nonché sui modelli di consulenza, apprendimento e educazione.

Su questi temi, vi segnaliamo il link diretto all’articolo e anche l’interessante progetto CAREERS , che si propone di individuare future linee di sviluppo dei sistemi di orientamento in Europa e pratiche innovative nell’ambito della consulenza, anche a distanza.

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